• Sugar Sugar Rune ~ Vanilla e Chocola, Magiche Streghe • Italian Community}

Posts written by Maððie

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    La faccio semplice, perché in verità credo davvero che lo sia.
    Gli scrittori sono una specie in via di estinzione; o almeno lo sono quelli che lo fanno per passione, perché il loro sogno nel cassetto è vedere il proprio romanzo sugli scaffali di una libreria, o per semplice bisogno fisico.... beh, quelli si contano sulle dita di una mano sola.
    Io appartengo al genere di quelli che scrivono perché altrimenti si spegnerebbero. Scrivo perché accontentarmi della routine non mi basta.
    Se anche voi fate parte di questa categoria, unitevi a me in questa iniziativa di difesa del nostro diritto a scrivere e a farlo bene, ma soprattutto a farci conoscere.
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    Vorresti incontrare Elena Gilbert? O avere la possibilità di impalare Katherine Pierce? Preferiresti essere il tenebroso Damon... o il luminoso Stefan? Saresti più a tuo agio con la pelliccia di un lupo... o con i denti di un vampiro? La tua arma ideale è il classico paletto di legno... o un misterioso grimorio?
    Se almeno una volta nella tua vita ti sei fatto queste domande, allora sei il candidato ideale per incamminarti sulla via che conduce a Mystic Falls, una (non tanto tranquilla, ma decisamente affascinante) cittadina della Virginia, dove avrai la possibilità di scoprire la tua vera natura.
    Incamminati, se hai coraggio...
    Elena, Damon, Stefan e gli altri ti aspettano nel


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    up
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    up
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    uff, che sfortuna... ma recuperemo, sicuro. U.U Prima o poi ci riusciremo...
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    Ok, basta, io ci rinuincio... qui tutte vogliono il mio Pierre! Diciamo che ogniuna ha il suo e basta, così non dovremo prenderci per i capelli... "Tanto lo so che il mio è l'originale..."
    Ciò detto... tenete il tutto sotto controllo, perchè a giorni dovrei postare il seguito... ^^
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    O.o Come, scusa? "Ma questa quì è fuori come un balcone..."
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    E allora stttene buonina buonina nel tuo angoletto e lascia in pace me e il MIO Pierre U.U XD XD XD
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    I mio pc, anche se convalescente (poooovero, lui) è tornato funzionante, con mia somma gioia (e questo è ovvio! XD)... quindi, poso riprendere a postare la mia FF
    eccola...

    Capitolo 8
    Spiegazioni, promesse e segreti


    Vanilla



    Quando finalmente suonò la campana che annunciava la fine dell’ultima lezione della mattina, mi diressi con Andrew nel giardino antistante l’università.
    Sedetti con lui su una panchina all’ombra di un ciliegio ed estrassi dalla borsa quello che sembrava essere un portacipria viola decorato con una rosa blu stilizzata. Lo aprii con un colpo secco e mormorai il nome di Pierre, facendo brillare lo specchietto di una luce azzurrina.
    «Vanilla, che c’è?» mi chiese Pierre, stupito e “leggermente” preoccupato, comparendo nello specchietto a mezzobusto – esibendo, tra l’altro, attraverso la camicia semi-slacciata, una muscolatura degna delle statue di Fidia o Michelangelo.
    «Respira, Pierre. Calmati» lo presi in giro io, sorridendo.
    Lui ricambiò con un sorriso appena accennato. «E’ successo qualcosa? Devo raggiungerti?» chiese, tornando serio, ma esibendo un espressione assolutamente calma, che contrastava nettamente coi pensieri che gli leggevo nello sguardo.
    Mi venne da ridere, vedendo il paradosso della situazione, ma mi astenni e scossi la testa con un mezzo sorriso. «No, non serve» risposi, calma e rassicurante «Piuttosto sono io che non posso raggiungerti a pranzo».
    La sua espressione s’incupì per un istante, poi tornò sereno e mi chiese solo: «Perchè?».
    Rivolsi uno sguardo furtivo ad Andrew, che mi sedeva di fronte, e presi un bel respiro. «Perché ho incontrato un uno di noi, oggi, e ha detto che deve parlarmi di una questione personale».
    «E allora perché non viene da noi?».
    «Gliel’ho chiesto anch’io, ma ha detto che riguarda in pare solo me, in parte altre persone, quindi, per rispettare la loro privacy deve parlarmi a quattr’occhi» risposi, interpretando la precedente risposta di Andrew, che mi rivolse uno sguardo di vago compiacimento.
    Pierre strinse le labbra. Sembrava infastidito e teso allo stesso tempo. «Va bene. Spero non sia niente di grave».
    «Anch’io» dissi, lasciando trasparire l’ansia e, mimando un “Ti amo” con le labbra, chiusi lo specchietto sul sorriso di Pierre.
    Andrew mi sorrise e mi aiutò ad alzarmi.
    Io mi appoggiai alla mano che mi aveva offerto e lo seguii in un ristorante italiano.
    Andrew mi svelò l’esistenza della pizza ed ordinò per entrambi, pizza e acqua.
    Io apprezzai: dovevamo vedere sobri. Appena il cameriere se ne fu andato, mi feci seria. «Allora?» domandai, tentando di apparire calma. Evidentemente, il fatto che abbia interpretato me stessa come una Malefica senza cuore mi ha influenzato, anche se non completamente in senso negativo.
    Andrew sospirò facendo passare le dita tra i capelli dietro la nuca. «Da dove posso cominciare?».
    «Magari puoi spiegarmi perché non mi hai detto subito la verità, puoi dirmi il motivo del teatrino di stamattina, se sapevi di me e Pierre - e sono sicura che lo sapevi, visto che i giornali di Extramondo non hanno parlato d’altro per almeno un mese - e concludere chiarendomi il perché della tua reazione» risposi io, seria.
    «Dunque...» cominciò, incrociando le braccia e corrugando la fronte «Non ti ho detto che sono di Extramondo perché altrimenti non avrei potuto fare quello che ho fatto, e anche perché volevo conoscerti senza che ti sentissi inibita dal tuo ruolo o dalla tua fama. Di certo sai che in molti ti hanno ribattezzata “Dolce Ammaliatrice”, e devo ammettere che oggi ne ho compreso il perché» concluse sorridendo.
    Riflettei in silenzio sulla sua risposta per un minuto, poi annuii col capo. «E perché hai dovuto comportarti a quel modo, stamattina?».
    «Mi è stato ordinato» rispose lui, laconico. Come restio a dare la risposta.
    «Da chi e perché» chiesi, tesa, in un tono che poteva sembrare severo, ma era solo ansioso.
    «Non posso dirti da chi» sospirò lui «ma devo spiegarti perché».
    «Bene» sospirai a mia volta. Ero certa che si sarebbe rivelata una conversazione… impegnativa. «Parla, ti ascolto».
    «Dunque... Io ed altre tre persone possediamo la capacità di vedere se chi ci sta davanti possiede uno o più dei quattro Valori, quelli che ogni strega apprende e fa propri , se ambisce alla candidatura come aspirante regina» spiegò. Poi tacque, fissandomi, forse per darmi il tempo di assimilare.
    Io collegai quasi automaticamente e li enumerai a basa voce, come un automa: «Saggezza, Coraggio, Altruismo e Lealtà». Eccome se il conoscevo, e avevo fatto del mio meglio per attenermi ad essi... ma comunque ero in costante guerra fredda con il Coraggio. Da sempre e per sempre.
    Lui annuì. «Precisamente. Quando si nomina una candidata, ci si accerta che possegga almeno un Valore - che è quasi sempre il Coraggio. Solo al termine della competizione - che presuppone anche la definitiva “maturazione” della futura regina - la si sottopone - senza che questa lo sappia, ovviamente - ad un test, come io ho fatto con te». Tacque nuovamente, stavolta per darmi la possibilità di fare domande.
    Io mi mordicchiai il labbro, nervosa, o piuttosto intimorita di chiedere quali Valori avesse visto in me. E consapevole di non possedere l’unico che lui aveva citato. Ero decisamente una strega fuori dal comune. «E... quali ho io?» chiesi, deglutendo e fissandolo negli occhi nocciola.
    Lui batté le palpebre e lo vidi fremere nel desiderio di portarsi una mano agli occhi.
    Ma in quel momento giunse un cameriere a portarci le pizze.
    Usando lo Sguardo Scrutatore, vidi un Cristallo viola brillargli fulgido nel petto, e lesta mi affrettai a catturarlo. «Sugar Sugar Rune! Vani Rune! Per favore, donami il tuo Cristallo!» dissi, mentre il mio ciondolo si apriva per accogliere il Cristallo ed il tempo attorno a noi, per gli umani, si congelava.
    Subito dopo, tutto tornò come prima.
    Io guardai il cameriere e lo ringraziai con un sorriso. Anche se - ovviamente - lui credeva mi riferissi alla pizza, io mi riferivo al Cristallo. Era un’abitudine, presa per gioco sul set, di cui non avrei potuto fare a meno.
    Il cameriere si esibì in un sorriso educato e si allontanò.

    Andrew



    Ringraziai - e ancora lo faccio - tutte le divinità - passate, presenti o future che fossero - sia della Terra che di Extramondo, per l’arrivo del cameriere, che mi salvò dal rispondere e mi permise di assistere ad una cattura di Vanilla. Cosa che, comunque, non mi allontanò dalla compara del simbolo del Coraggio sul suo ventre, per quanto pallido.
    Dovetti fare violenza su me stesso per non sgranare gli occhi e non sfregarli con il dorso delle mani. Cosa cavolo ci faceva lì?! Prima non c’era!!!
    Presi fiato, preparandomi a rispondere, e notai che anche la Lealtà e l’Altruismo apparivano - anche se in diversa misura - più opachi rispetto alla Saggezza, che brillava con forza sulla sua fronte. Erano come una via di mezzo, ance se l’Altruismo era un po’ meno pallido della Lealtà, ma molto poco.
    Dovevo parlarne con gli altri il prima possibilie.
    Vanilla ringraziò il ragazzo e poi si rivolse a me. «Scusa l’interruzione. Dicevamo?».
    «Ehm... ecco... I... I tuoi Valori... ecco… tu... tu li hai tutti e quattro...» sospirai, esausto.
    «Cosa?!» domandò lei, incredula, a bassa voce.
    «Si, ecco… si vedono tutti e quattro i simboli, anche se brillano con intensità diversa. La Saggezza è più evidente degli altri, mentre il Coraggio è poco più di un ombra evanescente».

    Vanilla



    «E questo che significa?» chiesi, esitando, dopo qualche secondo di riflessione.
    «Non ne sono certo, dato che è la prima volta che lo vedo direttamente, ma credo che la diversa luminosità del simbolo indichi la sua importanza nel tuo spirito» spiegò lui, incerto.
    Io ne fui stupita. Se le cose stavano così, avrei dato per scontato che tra questi spiccassero Altruismo o Lealtà, da sempre considerati Valori minori. Non certo il più importante, che nemmeno sapevo di avere. «Incredibile» mormorai «Non lo avrei mai immaginato» aggiunsi, dando voce ai miei pensieri «Ma questo che c’entra col discorso di prima?».
    Lui sogghignò. «Me l’hai chiesto tu, ricordi?».
    Arrossii e desiderai sotterrarmi per la vergogna.
    «Il Coraggio è scomparso di nuovo» mormorò Andrew, quasi parlasse con sé stesso.
    Ed io arrossii ancora di più, ma non ebbi alcun dubbio in proposito. «Co... come fai a vederli?».
    «E’ un’abilità della famiglia di Mayu, la mia... ehm… futura moglie... e suo fratello Tsutomu. L’hanno convogliata in un accessorio per bacchetta non commerciabile e monoduplicabile, la cui copia può essere ceduta solo una volta ad un’altra persona, per la quale diventa come un originale».
    Ne fui affascinata, e mi chiesi se lui l’avesse già donato.
    Andrew sogghignò, come se mi avesse letto nel pensiero. Ma era molto più probabile che mi avesse guardato in faccia - il che era la stessa cosa, dato che sono un libro aperto, da questo punto di vista. «Il regolamento prevede che anche i sovrani siano in grado di vedere i Valori. E poiché tu hai superato la prova, devo cederlo al te. Il che non mi dispiace affatto. Fai apparire la bacchetta» ordinò con un sorriso, subito sostituito da un’espressione seria, nel momento in cui anche lui fece comparire la sua.
    Un’ambra vagamente sferica, di mille sfaccettature, brillò, generando una gemella adamantina.
    «Perché è trasparente?» domandai, curiosa.
    «Perché prende il colore degli occhi del proprietario. Toccalo e le Yeux du Valeur di collocherà da solo».
    Ubbidii con un sorriso.
    L’Occhio brillò e, postosi sul lato opposto rispetto alle Perpetuelle Ailes, divenne viola.
    «Molto bene» commentò Andrew, visibilmente soddisfatto. «Se vuoi servirtene, basta che batti le palpebre, concentrandoti su di esso, e quello sostituirà lo Sguardo, anche se, come avrai potuto notare, non devi fare alcun movimento» spiegò, alludendo alla V orizzontale che dovevo rappresentare con le dita di fronte all’occhio per vedere i Cristalli.
    «Capisco».
    «Vanilla» mi richiamò lui, con aria severa, facendo svanire la bacchetta.
    Io lo fissai attentamente, imitandolo.
    «Devi promettermi che manterrai il segreto. Se gli altri venissero a sapere della prova, quella verrebbe falsata... e loro perderebbero automaticamente il diritto al trono...».
    «Giuro» promisi, serissima. Non avrei mai permesso una cosa de genere. «Tenete Chocola per ultima, è meglio» mi raccomandai, abbassando gli occhi. E mi ricordai della pizza. Rivolsi ad Andrew un sorrisetto. «Allora, la mangiamo o no questa pizza?».
    «Non vedevo l’ora che me lo chiedessi» rispose lui, facendomi scoppiare a ridere.
    Mi godetti il pranzo, e, una volta finito, lo salutai, prendendo la via di casa, col cuore più leggero e pronta ad “affrontare” Pierre.
    Lui mi accolse con il sorriso sulle labbra, ma io potei cogliere un leggero velo di tristezza nei suoi occhi.
    Lo abbracciai e lo baciai, dolce tentatrice. E decisa più che mai ad esserlo davvero.
    Lui rispose con calore, dolcezza e passione.
    «Sei troppo geloso per i miei gusti» dissi, con voce calda e dolce, accarezzandogli una guancia. Ma sapevamo entrambi che stavo scherzando.
    «Non posso farci niente se sei talmente splendida da farmi desiderare di tenerti sotto chiave» risponde lui, con la stessa voce, stando al gioco.
    Io gli scoccai un’occhiata che, dietro al finto broncio, celava un puro divertimento.
    E lui decise di vendicarsi... in un modo tutto suo. «Mi hai lasciato con quell’uragano pazzo e schizoide di Waffle!» cominciò, interpretando (splendidamente, lo ammetto) la parte del bambino capriccioso e vittimista.
    Eccolo che comincia! Lo sapevo, lo sapevo, lo sapevo!” pensai, sospirando. Mi toccava sopportare e coccolarlo finché non gli fosse passata. Non che mi dispiacesse, intendiamoci...
    E intanto lui continuava: «Waffle! No, dico, Waffle! Hai presente?! Quella pazza è stata capace di farmi saltare i nervi in meno di mezzo minuto, con quei maledetti tacchi!».
    Tra lei e Chocola, non mi stupirò se Pierre rischierà di farsi saltare le coronarie in tempi record” pensai, sospirando. «Oh, povero, povero Pierre!» scherzai,esibendo la faccia più afflitta che mi riusciva. Impresa ardua, a voler essere onesti.
    «Puoi dirlo forte» rispose lui, mettendo il broncio e incamminandosi con me verso la nostra stanza. L’unico luogo in cui non poteva entrare nessuno a parte noi.
    Io gli accarezzai le labbra, distendendole, sedendo sulle sue game sul bordo del letto-ostrica.
    Lui sorrise, baciando la punta delle mie dita, poi tornò serio. «Allora, cosa voleva il coso?».
    «Non è un “coso”!» tentai di difenderlo senza farmi sopraffare dalla risata scatenata dall’idea di “coso” che mi era lampeggiata nella mente. «Voleva solo scambiare quattro chiacchiere e aggiornarmi sulle news di Extramondo, anche se in realtà non aveva molto da dire» risposi, seria a mia volta.
    «Buon per lui» rispose Pierre, baciandomi e prendendosi (finalmente, a duo dire) le attenzioni che gli spettavano.
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    -.-" Perchè vuoi farti uccidere a tutti i costi?

    AVVISO:

    Purtroppo, a causa di danni al pc indipendenti dalla mia volontà, non potrò aggiornare per un po', perchè non ho accesso ai file...
    Per l'avviso sto usando un pc d'emergenza...
    Sorry ^^
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    Ecco, brava... scappa se non vuoi essere fritta e divorata... U_U
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    XD Te la sei cercata u_u XD XD XD
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    ok, grazie 99999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999999
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    T_T E vabbè... io ci ha provato... XD
    Posso avere Pierre vestito come nell'episodio dell'acquario, allora? Bianco e nero...
56 replies since 27/4/2008
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